DOMENICA,
20 LUGLIO 2003
CHIOGGIA. Esperti a confronto ieri mattina. Un piano sperimentale di tre anni.
«Anche i pescatori devono collaborare»
Un progetto per gestire le Tegnùe
La riserva marina va salvaguardata e conosciuta più a fondo
di Elisabetta Boscolo
Anzoletti
CHIOGGIA. Un progetto triennale per la gestione sperimentale delle Tegnùe,
l’area a tutela biologica al largo di Chioggia, caratterizzata da infiorescenze
rocciose simili alle scogliere coralline, che impegnerà enti locali,
istituti di ricerca scientifica, associazioni, pescatori e subacquei.
Il progetto, finalizzato alla conoscenza e alla divulgazione del patrimonio
biologico dell’area, è stato presentato ieri mattina in un convegno,
promosso dalla Regione, alla presenza di tutti gli enti pubblici e privati
che, a vario titolo, sono interessati alla gestione e alla promozione delle
Tegnùe.
L’elaborazione
di un progetto di gestione corona un percorso di tutela della riserva biologica
marina, iniziato anni fa, a livello individuale, dalla passione di Piero Mescalchin,
fondatore dell’associazione «Tegnùe di Chioggia»,
e via via cresciuto grazie al coinvolgimento dell’amministrazione comunale,
delle associazioni turistiche ed economiche della città e della Regione.
La
gestione sperimentale, che coinvolgerà nella ricerca sul campo anche
gli istituti universitari di Padova, Bologna e Venezia, l’Icram, il
Cnr e l’Arpav, intende da un alto preservare l’integrità
della riserva, dall’altra approfondire la conoscenza tramite il monitoraggio
della fauna ittica e dei popolamenti bentonici, sessili e mobili, arrivando
ad una mappatura dettagliata dei rilievi rocciosi e dell’intero biosistema,
al momento identificato solo in parte.
«Le Tegnùe comprendono 4 aree distinte molto diverse tra loro,
sia per origine che per conformazione, che vanno studiate e trattate in maniera
differente - spiega Maria Rasotto, responsabile del dipartimento di Biologia
marina dell’università di Padova - una protezione operativa della
riserva permetterà di stilare un elenco completo delle specie ittiche,
di stimare la biomassa e di conoscere il ciclo vitale di ciascuna.
Solo così
potremmo intervenire in maniera corretta sull’ecosistema per conservarne
l’equilibrio». Il progetto, che si realizzerà per gradi,
non sarà finalizzato ai soli addetti ai lavori, ma avrà una
valenza molto più ampia, aprendosi alla divulgazione, anche didattica,
a livello internazionale. «Le Tegnùe sono un patrimonio naturale
che abbiamo il dovere di proteggere.
Dobbiamo approfondirne la conoscenza, che è indispensabile per prendere
qualsiasi decisione e, in secondo luogo, promuoverne la divulgazione, soprattutto
nelle scuole - dichiara Renato Chisso, assessore regionale all’ambiente
- nella fase di sperimentazione della gestione dovranno partecipare anche
le associazioni dei pescatori, con cui auspichiamo la collaborazione.
Speriamo che all’inizio del 2004 venga formulata la legge relativa ai progetti sulle aree protette, che darà la possibilità di disporre di risorse nazionali ed europee».