CHIOGGIA. Aria di tempesta tra il presidente dell'«Associazione Tegnùe di Chioggia», Piero Mescalchin, e l'amministrazione. Le frizioni nascono dalle modalità di gestione della zona di tutela biologica, affidata in concessione dalla Regione al Comune che per farlo si appoggia proprio sull'associazione Tegnùe. Mescachin si sente estromesso da alcune scelte, «sorvegliato» dal consulente nominato dalla giunta e sostiene di ricevere i finanziamenti in ritardo, motivo per cui ha anticipato 60.000 euro di tasca propria. Il Comune sostiene invece che Mescalchin non rispetti i vincoli imposti dalla convenzione e che la gestione sia troppo privatistica. «Se la Regione ha stanziato 1.100.000 euro per le Tegnùe - sostiene Mescalchin - è merito anche dei miei sforzi personali. Mi sono prodigato per il finanziamento, ma il profumo del denaro ha inebriato molti e mi ha fatto scoprire che alcuni ci seguivano con altri obiettivi. Ora con grande amarezza vengo violentemente attaccato con accuse assurde. Noi non siamo un ente finanziatore. I finanziamenti della Regione sono finiti a luglio del 2007, grazie alle donazioni e alle quote dei soci siamo riusciti a portare avanti comunque parte dell'attività. Attualmente sono scoperto di 60.000 euro, in settimana dovrebbe arrivare al Comune la seconda parte del finanziamento regionale di 750.000 euro, ma chissà quando e se ci daranno qualcosa. E siamo anche supervisionati da un consulente del Comune che ci sta col fiato sul collo». Diversa la visione della giunta. «Siamo parimenti rattristati per questo atteggiamento che non ha fondamento - sostiene l'assessore al marketing, Maria Grazia Marangon - il secondo acconto non è ancora stato erogato anche perché il Comune, a seguito di deviazioni rispetto al programma originario, ha dovuto rinegoziare cambiamenti di attività e spostamenti di budget. Le spese possono essere rimborsate se sono preventivamente approvate dalla Regione. Nessuno vuole creare problemi, ma semplicemente agire rispettando regole e convenzioni firmate, cosa che a volte Mescalchin sembra scordare. Nessuno vuol estromettere l'associazione, ma il consulente può garantire il massimo rispetto delle regole sulla gestione del progetto e sulla rendicontazione delle spese. L'oasi biologica non è patrimonio di un singolo, ma un tesoro della città, come tale va gestito nella massima trasparenza». (e.b.a.) |