CHIOGGIA. «Un prestito dalle banche per gestire le Tegnùe perché il Comune da un anno continua a tergiversare». Lo sfogo è del presidente dell'associazione Tegnùe onlus, Piero Mescalchin, da 20 anni in prima linea per proteggere e far conoscere i fondali al largo di Chioggia. Non è la prima volta che Mescalchin pesta i pugni per smuovere gli enti pubblici a fare la loro parte, ma questa volta l'attacco è più violento del solito perché condito dall'amarezza. «Ma come può essere - spiega il presidente - che una città abbia un patrimonio immenso, con i più bei fondali del Mediterraneo, e non se ne curi affatto. Il progetto per la gestione e la tutela dei fondali che è stato finanziato dalla Regione l'ho curato io, i fondi li mette la Regione, il Comune ha solo l'incombenza di firmare 4 carte e nemmeno lo fa. Da luglio 2007 non vediamo un centesimo eppure tutte le attività che avevamo annunciato stanno continuando». Gli antefatti sono questi. A dicembre 2007 il Comune perde importanti fondi regionali per la tutela costiera perché non invia per tempo il progetto. Si recupera a febbraio ottenendo il finanziamento di 1.100.000 euro in due tranche: 350.000 (mede e acquisto barca per guardania) e 750.000. «Dopo 6 mesi - spiega Mescalchin - non si era ancora mosso nulla. Il 30 giugno ho inviato una lettera a Comune e Regione in cui formalizzavo la mia rinuncia alla gestione della zona a tutela biologica e la rimozione delle boe per non permettere che senza nessun controllo servissero solo a segnalare i punti più favorevoli alla pesca di frodo e che ancoraggi e reti rovinassero i percorsi di sicurezza sul fondo preparati dai volontari. A quel punto si sono mossi, ci sono voluti 3 mesi per firmare la convenzione, ma per avere il primo 50% della prima tranche, 175.000 euro, il Comune deve almeno firmare l'ordine di acquisto delle mede. Cosa che, malgrado le mie continue sollecitazioni, non ha ancora fatto. Le attività divulgative e didattiche stanno però continuando e per coprire le spese sono stato costretto a chiedere un prestito alla banca. Da 20 anni dedico tempo e energie alle Tegnùe, senza chiedere nulla in cambio, ma credo che dovermi indebitare sia troppo, tanto più che i fondi ci sono basta espletare la burocrazia. Con questa amministrazione sorda non si riesce nemmeno a parlare. In un anno ho raccolto solo tante parole». (e.b.a.) |