VENEZIA. L’Astrea, nave oceanografica dell’Icram,
è impegnata in questi giorni nel completamento della scansione dei fondali
davanti a Chioggia su incarico dell’Associazione "Le Tegnùe di Chioggia
onlus". «Ci siamo mossi nel modo più completo - spiega il presidente
Piero Mescalchin - da una parte per la divulgazione, con un fotografo
sub di fama internazionale, Giovanni Vio, che abbiamo messo in acqua perché
produca materiali nuovi; dall’altra con l’università di Padova e l’università
di Bologna per la ricerca scientifica, sia sui pesci che sulla composizione
del fondo. E poi con l’Icram, che sta completando la scansione di altri
52.000 metri quadrati di fondale davanti a Chioggia».
"Scansione" significa rilievo batimetrico del fondale.
In pratica si tratta della prima «carta topografica» di queste formazioni
rocciose, che spiccano nel fondale sabbioso dell’Adriatico e sulla cui
origine si fanno diverse ipotesi. Non è escluso che lo studio comparato,
avviato adesso, porti a maggiori certezze. Questa nuova attività attorno
alle Tegnùe di Chioggia, zona di tutela biologica a circa 3 miglia dalla
costa, sulla quale si incentra un vasto programma di valorizzazione ambientale,
è l’effetto combinato di due elementi: l’intervento istituzionale della
Regione Veneto, che lo scorso luglio (con delibera preentata dall’assessore
Renato Chisso) ha impegnato 84.000 mila euro per finanziare il programma
dell’Associazione, affiancando anche un Osservatorio dell’Alto Adriatico,
finanziato con programma Interreg III A (l’Osservatorio fa capo all’Arpav
ed è diretto da Marina Vazzoler); l’appoggio dei molti volontari, che
per anni si sono spesi sul fronte delle Tegnùe di Chioggia, impegnando
tempo e risorse, oltre che passione, ben prima che fosse costituita l’attuale
Associazione onlus. «Ci siamo sempre sostenuti così - dice Piero Mescalchin
- e adesso che il progetto si muove in concreto, la cosa è ancora più
evidente. Ci sono soci che hanno messo a disposizione mezzi, per il lavoro
che stiamo facendo».
«La cosa bella è che siamo fuori tutti
contemporaneamente - conferma Massimo Ponti, ricercatore dell’Università
di Bologna - e questo consente di coordinare tutte le ricerche: i
campionamenti del fondale circostante le Tegnùe, le analisi dell’acqua, la
scansione dell’area mancante, il lavoro di ricerca sulla fauna e la sua
distribuzione sul fondale, il campionamento fotografico sugli organismi
che vivono sulle Tegnùe e in pratica le costruiscono».
Ponti
lavora in sinergia con Carlotta Mazzoldi e Maria Rasotto dell’università
di Padova, l’Icram fa capo invece a Otello Giovanardi, resposnabile della
sede di Chioggia. L’Astrea misura 24 metri, è larga 6, ha un dislocamento
di 60 tyonnellate, può raggiungere i 23 nodi ed è dotata di una ricca
strumentazine per ricerche ambientali: un veicolo subacqueo filoguidato
mediante cavo ombelicale che lo collega alla superficie (può lavorare fino
ad una profondità di 300 metri); una sonda multiparametrica per le
indagini sulla colonna d’acqua; il correntometro, strumento per studiare
la velocità e le caratteristiche dell’acqua in movimento; e poi tutta una
strumentazione per il campionamento dei sedimenti marini o per procedere a
carotaggi. Venerdì prossimo la nave sarà ormeggiata all’isola dell’Unione
di Chioggia; dalle 16 il pubblico potrà salire a bordo e visitare i
laboratori e la strumentazione.
«Entro fine anno - dice
Mescalchin - contiamo di posizionare le due boe di segnalazione nell’area
più grande, la numero 1, più 4 boe di immersione che probabilmente
verranno poste in area 3, in area 4 e in area 1. Avranno i percorsi
segnalati sul fondo con un cavo ancorato, in modo di dare la possibilitù
al subacqueo che non conosce la zona di visitare la Tegnùa nel migliore
dei modi. Inoltre segnaleremo altri 6 punti, per il momento di pura
ricerca».
(Renzo Mazzaro)
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