(G.B.) Il mondo della pesca è in subbuglio. "Un provvedimento
che chiude un terzo del nostro compartimento - sostiene
Luigi Boscolo, presidente della cooperativa "Mare
Azzurro"- crea sicuramente degli sconquassi. Noi -
prosegue il dirigente - non siamo contrari per principio
alle esigenze della tutela, ma qui siamo di fronte
ad un provvedimento che crea problemi seri, le cui
conseguenze si ripercuoteranno su un settore economico
che naviga già e con grosse difficoltà da una crisi
all'altra".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'assessore alle
attività produttive, Fabiano Gibin: "Sono preoccupato
- esordisce l'amministratore -. Chiudiamo noi un tratto
di mare considerevole, che va da sottocosta fino a
sette-otto miglia al largo e nel quale fino a pochi
giorni fa potevano pescare tutti, almeno fuori dalle
sei miglia. Ma abbiamo anche imbarcazioni abilitate
solo alla pesca entro le sei miglia che dovranno cercare
nuovi spazi fuori dall'area interdetta. Non dobbiamo
poi dimenticare che sull'alto Adriatico pende come
una spada di Damocle l'iniziativa della Croazia che,
a meno di un dietro-front al momento imprevisto, intende
chiudere la metà di questo mare per farne zona esclusiva
di pesca o di tutela ambientale. Col risultato di
mettere comunque fuori le nostre flotte pescherecce".
L'assessore Gibin ha in programma di contattare i
dirigenti locali delle cooperazione per "concertare
un'azione comune". Anche se non è chiaro che cosa
si possa fare di fronte ad un decreto ministeriale
che discende da accordi relativi alla normativa del
piano di preservazione delle risorse ittiche, quello
che di solito si dice "fermo pesca".
Il decreto ministeriale a firma del sottosegretario
Paolo Scarpa Bonazza Buora poggia su pareri positivi
espressi dalla commissione tecnica e dalla commissione
centrale, pareri consultivi ma sicuramente importanti
espressi in controtendenza rispetto a quanto sostenuto
dalle commissioni consultive locali, quella di Chioggia
e di Venezia, che si sono pronunciate contro quest'iniziativa.