Mercoledì, 7 Aprile 2004

CHIOGGIA Sono 90 chilometri quadrati dove dal primo aprile è stata istituita una zona di tutela biologica
Messa al bando la pesca a strascico
Dura presa di posizione della Federcoopesca attraverso il suo presidente regionale
Chioggia

In un'area di 45 miglia quadrate, che corrispondono a poco meno di 90 chilometri quadrati, è dallo scorso primo di aprile vietata la pesca a strascico.Così dispone il decreto legge 16 marzo 2004, che istituisce una "zona di tutela biologica denominata 'Area tegnue'". Le "tegnue", zone dal fondo accidentato dove le reti da pesca si impigliano (sono i rettangolini visibili all'interno del grande quadrato che delimita l'area di tutela biologica) sono da alcuni anni riconosciute come oasi di tutela ambientale.Per la loro custodia e lo sfruttamento anche a fini turistici s'è nel frattempo costituita un'Associazione "tegnue", che si propone l'inizio dell'attività dalla prossima estate. Quest'area abbastanza limitata quanto a superficie è stata fin qui sempre rispettata dai pescatori.Altro discorso si apre ora dopo il citato decreto che, all'articolo secondo prevede che sia fatto "divieto assoluto di esercitare nell'area in questione (gli 89 chilometri quadrati, ndr) la pesca del novellame di qualsiasi specie ed è altresì interdetta la pesca con il sistema a strascico".E' vero che lo stesso decreto prevede anche la nomina di un comitato di gestione, che dovrà stabilire quali attività, eccetto quelle esplicitamente interdette, si possano fare nell'area di tutela biologica, ma i rappresentanti della pesca di Chioggia sottolineano che strascico e pesca "con i ramponi", un sistema che assomiglia di fatto allo strascico, sono quelli più diffusi a Chioggia.

Enzo Fornaro, presidente regionale di Federcoopesca: "il provvedimento - dice - ci coglie alla sprovvista. Le audizioni esperite presso le commissioni consultive della pesca tanto a Chioggia che a Venezia hanno visto piena opposizione all'iniziativa che si è inopinatamente concretizzata col decreto in parola".In altri termini il mondo della pesca si attendeva altri provvedimenti comunque in grado di tutelare l'ambiente marino. "Poteva essere la rotazione - esemplifica Fornaro - all'interno di un piano ampio che prendesse in considerazione l'intera area dell'alto Adriatico. Qui invece si blocca l'area che va da Pellestrina alla foce dell'Adige dalla quale viene espulsa ogni attività di pesca professionale.Un provvedimento che non lascia aperta alcuna alternativa e che, è facile prevederlo, susciterà reazioni non appena le Capitanerie competenti produrranno le ordinanze per applicare il decreto".

Giorgio Boscolo

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