Chioggia
In
un'area di 45 miglia quadrate, che corrispondono a
poco meno di 90 chilometri quadrati, è dallo scorso
primo di aprile vietata la pesca a strascico.Così
dispone il decreto legge 16 marzo 2004, che istituisce
una "zona di tutela biologica denominata 'Area tegnue'".
Le "tegnue", zone dal fondo accidentato dove le reti
da pesca si impigliano (sono i rettangolini visibili
all'interno del grande quadrato che delimita l'area
di tutela biologica) sono da alcuni anni riconosciute
come oasi di tutela ambientale.Per la loro custodia
e lo sfruttamento anche a fini turistici s'è nel frattempo
costituita un'Associazione "tegnue", che si propone
l'inizio dell'attività dalla prossima estate. Quest'area
abbastanza limitata quanto a superficie è stata fin
qui sempre rispettata dai pescatori.Altro discorso
si apre ora dopo il citato decreto che, all'articolo
secondo prevede che sia fatto "divieto assoluto di
esercitare nell'area in questione (gli 89 chilometri
quadrati, ndr) la pesca del novellame di qualsiasi
specie ed è altresì interdetta la pesca con il sistema
a strascico".E' vero che lo stesso decreto prevede
anche la nomina di un comitato di gestione, che dovrà
stabilire quali attività, eccetto quelle esplicitamente
interdette, si possano fare nell'area di tutela biologica,
ma i rappresentanti della pesca di Chioggia sottolineano
che strascico e pesca "con i ramponi", un sistema
che assomiglia di fatto allo strascico, sono quelli
più diffusi a Chioggia.
Enzo
Fornaro, presidente regionale di Federcoopesca: "il
provvedimento - dice - ci coglie alla sprovvista.
Le audizioni esperite presso le commissioni consultive
della pesca tanto a Chioggia che a Venezia hanno visto
piena opposizione all'iniziativa che si è inopinatamente
concretizzata col decreto in parola".In altri termini
il mondo della pesca si attendeva altri provvedimenti
comunque in grado di tutelare l'ambiente marino. "Poteva
essere la rotazione - esemplifica Fornaro - all'interno
di un piano ampio che prendesse in considerazione
l'intera area dell'alto Adriatico. Qui invece si blocca
l'area che va da Pellestrina alla foce dell'Adige
dalla quale viene espulsa ogni attività di pesca professionale.Un
provvedimento che non lascia aperta alcuna alternativa
e che, è facile prevederlo, susciterà reazioni non
appena le Capitanerie competenti produrranno le ordinanze
per applicare il decreto".