Un acquario di dimensioni considerevoli, quasi trenta chilometri quadrati, tanti ne misura la “zona di tutela biologica” riconosciuta dal ministero per le Politiche agricole e forestali nel 2007 e da due anni affidata dalla Regione in concessione al Comune. Domani verranno calate sei grandi boe per delimitare l'area.
L'assessore regionale alla Pesca Isi Coppola ha ribadito ieri alla tavola rotonda svoltasi nel contesto del Salone nautico di Venezia l'interesse della Regione per il mare, «per la salvaguardia dell'ambiente, la tutela della biodiversità coniugate ad un programma di arricchimento degli stock presenti». «Le tegnue di Chioggia – ha ricordato l'assessore - sono un esempio di oasi marina naturale. La Regione attraverso la legge 15 prevede di costituirne anche di artificiali, cui affidare la stessa funzione».
L'interesse regionale non è è limitato a un'affermazione di principio. «Sono arrivati fondi a sostegno di progetti – ha precisato il sindaco Romano Tiozzo -, per la messa in sicurezza del sito, per la ricerca, che ha prodotto già risultati importanti, per il suo sfruttamento anche a scopo turistico». Fondamentale per lo sviluppo di questi programmi la collaborazione della pesca professionale, a sua volta interessata da un programma per la pulizia del mare.
Il terzo attore è rappresentato dall'Università di Padova, sezione staccata per la Biologia marina di Chioggia, il cui Progetto Clodia punta alla creazione delle professionalità necessarie allo sviluppo dell'ecosistema marino. L'Ispra di Chioggia, Istituto per la ricerca applicata alla pesca, diretto da Otello Giovanardi , prevede di utilizzare parte dell'area delle tegnue per l'allevamento di capesante e di astici.
«Ormai è tempo – ha ricordato il ricercatore - di delineare un progetto di gestione dell'area, che s'è avvalsa fin qui delle cure dell'associazione “Le tegnue di Chioggia”, presieduta dal momento della costituzione da Piero Mescalchin , cui va l'indubbio merito di avere creato le condizioni per il riconoscimento dell'importanza dell'oasi e per la successiva definizione ministeriale di zona di tutela biologica».
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