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Martedì,
26 Febbraio 2002 |
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«Alle Tegnue rischioso impedire certe
attività di pesca» |
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Chioggia
L'annuncio del presidente della giunta regionale
Giancarlo Galan di nuove iniziative volte a tutelare le
aree più delicate dell'Alto Adriatico, non costituisce secondo
il sindaco di Chioggia, Fortunato Guarnieri, una novità.
Con una serie di normative Galan intenderebbe trasformare
l'Alto Adriatico nel mare più pescoso d'Europa. «Da almeno
due anni - sostiene Guarnieri - l'amministrazione comunale,
le categorie della pesca e del turismo, alcune associazioni
ambientaliste, il gruppo sub di Padova di cui fa parte Pietro
Mescalchin lavorano per il parco delle "tegnue ".
Siamo già all'emissione del decreto di autorizzazione da
parte del ministro per le Politiche agricole, competente
anche per la pesca, Giovanni Alemanno. Ora il presidente
Galan annuncia che la Regione farà delle "tegnue
" e delle "presure" di Caorle la prima di
tre fasce di rispetto dove sarà possibile solo la visita
di studio e osservazione, previa autorizzazione».
L'iniziativa del parco, spiega
Guarnieri, è stata oggetto di convegni, uno anche all'Antoniano
di Padova ed è documentata nel libro "Chioggia città del
colore", stampato sul finire dello scorso anno e da un cd
che documenta il lavoro fotografico dei sub. La seconda
delle tre fasce del progetto enunciato dal presidente Galan
prevede "elevazioni artificiali del fondale" da realizzare
con materiale inerte. In definitiva si tratterebbe di "tegnue " artificiali,
che dovrebbero avere due scopi: funzionare da aree di ripopolamento
ed impedire la pesca. «Quello che mi preoccupa, a questo
proposito - sostiene Guarnieri - è l'effetto di un'iniziativa
del genere sul mondo della pesca. Mi pare che esistano delle
pesche speciali che si effettuano proprio nell'area che
il progetto regionale dovrebbe interdire. Non mi risulta
che il presidente Galan abbia consultato le categorie interessate
per sentire come stanno le cose. Risulta che, solo nel compartimento
di Chioggia, le pesche speciali stagionali siano effettuate
da un centinaio di pescherecci. So, inoltre, che le organizzazioni
di categoria sono impegnate a sostenere davanti all'Unione
Europea un modello di pesca mediterranea o addirittura adriatica
che tenga conto delle caratteristiche diverse dell'ambiente
geografico (una cosa è pescare nel Mare del Nord, un'altra
nell'Adriatico) una prospettiva che, se accolta - conclude
Guarnieri - dovrebbe perpetuare tipi di pesca che fanno
parte di mestieri tradizionali da sempre praticati».
G.B.
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